Centenario Cavalieri di Colombo a Roma - La seconda guerra mondiale e la diplomazia
Mentre sull’Europa si addensavano nuovamente le nubi della guerra, i Cavalieri di Colombo dovettero lottare per rimanere in Italia, poiché Mussolini cercò di prendere il controllo delle attività e delle organizzazioni per la Gioventù Cattolica, inclusi i centri ricreativi dei Cavalieri.
Questi ultimi non solo mantennero i campi sportivi operativi nei primi anni Trenta, ma riuscirono a farli funzionare per tutto il corso della Seconda Guerra Mondiale poiché, quando scoppiò la guerra, i sacerdoti e le suore di Roma chiesero al Papa di mantenerli aperti.
Durante la guerra, l’ufficio romano dei Cavalieri di Colombo aveva una sola responsabilità: gestire i campi che appartenevano ad un’organizzazione americana in un paese che era in guerra con gli Stati Uniti.
Il Direttore dell’Ufficio di Roma, il Conte Enrico Pietro Galeazzi, aveva relazioni strette sia con il Papa che negli Stati Uniti, grazie ai suoi collegamenti con i Cavalieri di Colombo ed altri.
Essendo Governatore della Città del Vaticano e al tempo stesso il Direttore dell’ufficio dei Cavalieri di Colombo il Conte Enrico Pietro Galeazzi creò un collegamento tra il Vaticano e le altre nazioni, in particolar modo con gli Stati Uniti. Nel 1943, venne inviato a Washington D.C., con una lettera per il Presidente
Roosevelt da parte di Papa Pio XII nella quale il Santo Padre chiedeva personalmente che Roma venisse risparmiata da ulteriori bombardamenti Alleati.
Tuttavia Roma subì gli attacchi aerei e gli effetti della guerra. In quei tempi, i centri ricreativi assunsero un valore che andava al di là della loro funzione sportiva. Dopo il bombardamento del 1943 nel quartiere di San Lorenzo, Papa Pio XII insistette nel visitare di persona lo scenario della distruzione. Con l’auto papale fuori servizio, il Conte Galeazzi accompagnò il Papa nelle vicinanze del campo sportivo di San Lorenzo, che era stato danneggiato dal bombardamento.
Camminando in mezzo alla gente sconvolta, il Papa consolò il suo “gregge”. Per un periodo, l’Oratorio di San Pietro venne usato anche come quartier generale di Papa Pio XII per la carità personale verso i romani e gli autocarri vaticani furono mandati a prendere viveri in ogni parte d’Italia da portarli a Roma per la distribuzione.
In seguito alla guerra, i Cavalieri, sotto il Cavaliere Supremo Francis Matthews, prestarono attivamente assistenza aiutando gli italiani. Dopo la guerra e nel periodo immediatamente successivo, l’Ordine si dimostrò una presenza solida, affidabile e strategica nella Città Eterna, per cui molti Cavalieri Supremi furono ricordati con doni commemorativi dal Papa e dai funzionari vaticani.